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FEBBRAIO 2017 - A VOXE DU CAMPANIN

11.02.2017 23:27

GLI INDIRIZZI DEL CAMPANIN RUSSU PER IL 2017

Si scaldano i motori al Campanin Russu per il programma delle attività che stanno prendendo forma, come sempre con largo anticipo. La prima riunione del nuovo anno è stata caratterizzata, infatti, da numerose proposte coordinate dal Presidente Giovanni Ghione, indirizzate soprattutto alla realizzazione del piano di fattiva collaborazione sinergica con i Comuni di Cogoleto, Celle e Sassello, oltre naturalmente Varazze, lanciato durante la riunione della Consulta Ligure tenutasi nel novembre scorso al Palasport della nostra città e che prevede una serie d’incontri per rilanciare le caratteristiche culturali e ambientali delle rispettive comunità. Oltre a ciò, sono già sul tappeto altre proposte inerenti, le classiche “Serate al Chiostro” dei Padri Domenicani e all’”Auditorium dei Fratelli Stellati” e una fattiva partecipazione alle manifestazioni settembrine in ricordo del nostro grande navigatore Lanzerotto Malocello. Nelle pieghe del programma dell’associazione troveranno spazio, come sempre, presentazioni di libri, conferenze e quant’altro, statutariamente, fanno parte dell’attività del Campanin Russu. Quanto elaborato sarà reso pubblico non appena stilate ufficialmente le date e i partecipanti a detti incontri. Al lavoro, dunque, per un 2017 a più stelle.                                                            

NUOVI PUNTI  D’INCONTRO CULTURALI A VARAZZE

Parlare direttamente con il pubblico, soprattutto con chi ha la buona abitudine di leggere libri, sta diventando anche a Varazze un modo nuovo per presentarsi, dare delle spiegazioni, entrare in sintonia con persone altrimenti escluse dalla conoscenza diretta con l’autore. Sta accadendo già da qualche tempo questo nuovo rapporto scrittore-lettori presso la libreria “Tra le righe” di Corso Colombo e, sabato 31 dicembre, presso l’edicola La Stampa (inizio di via Malocello, lato nord), con l’incontro di Luigi Colli, scrittore e storico della nostra Liguria, che ha risposto a numerose domande postegli da alcuni cittadini sul suo recente libro “Liguri”, titolo già di per se emblematico, ma che è stato approfondito piacevolmente e con dotte disquisizioni che hanno fatto percorrere agli uditori un affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, riportando alla luce mitici personaggi del nostro antico vissuto, come Ligurio, valoroso condottiero che diede molto e sudato filo da torcere agli invasori romani. Una bella e interessante mattinata, quella di Luigi Colli, quilianese ma con radici sparse nel savonese montano e sul litorale, un modo che sta diventando una “moda” (scusate il pasticcio..) e che è foriero di ulteriori analoghe esperienze, Alla fine dell’incontro, Colli ha lanciato l’idea di un’iniziativa cultural-storica a Varazze, forse in primavera, per entrare ancor più nel vivo di vicende che interessano anche la nostra città. Congratulazioni e a riparlarne presto.

UN’EPIFANIA DA RECORD

Non poteva cominciare meglio il nuovo anno a Varazze e in Riviera, visto l’afflusso di turisti che hanno piacevolmente “invaso la spiaggia”, ritrovando in gruppi famigliari e di amici il gusto di passeggiare in riva al mare e sotto un cielo terso che ha fatto dimenticare, soprattutto ai “lumbard”, la fitta nebbia che quest’anno è ritornata a larghe falde sulla pianura Padana a riproporre il famoso ritornello “la va giù per i pulmun” della canzone di Giovanni D’Anzi “O mia bella Madunnina” . Un “bel ponte”, dunque, che ha rinfrancato lo spirito e il settore commercio, pillole più che necessarie in questo tempo di crisi. A lato di queste presenze, alcune manifestazioni hanno rallegrato il soggiorno dei turisti, tra i quali sono stati notati molti giovani a bilanciare il numeroso esercito di anziani che scelgono la nostra città quasi come una piccola Florida per “passare l’inverno”, fedelissimi delle panchine sulla passeggiata di gomma. Giochi per bimbi sulla piazzetta De Andrè, ancora musica e stand in piazza Bovani, organizzati dal Borgo Solaro, concerto della Banda “C. Cagliero” nell’Oratorio di S. Bartolomeo e poi la pennellata del caffè sorseggiato nei vari locali di alcuni stabilimenti balneari, hanno ridato tono a Varazze e fatta respirare quasi un’aria d’estate, fresco ricordo di chi, come le rondini, ritorna sempre sul nostro lido. Per concludere, una sortita sulla passeggiata Europa ci ha dato il voto finale su questa Epifania da record. Beh, si facevano slalom tanta era la gente. Cosa volevamo di più di questi tempi? Ci siamo aperti in un compiaciuto sorriso. Come siamo fortunati di vivere a Varazze, con un clima amorevolmente protetto dal padre Beigua e cullato dalle onde di un mare che sa darci tante emozioni! E adesso guardiamo avanti con ottimismo alla prossima primavera e all’estate che dovrebbe essere di quelle “buone”, visto il proverbio che dice “ il bel tempo si vede dal mattino…”

ANGIULIN REGAZZONI, UN UOMO DI “FERRO

Il mese di febbraio ci riporta ad un articolo apparso il 9 del suddetto mese del 1951 su “Il SECOLO XIX” e poi ricordato nel libro “ CENTO ANNI DI STORIA DI VARAZZE E DINTORNI”, di Enzo Giusto (Milan) e che riguarda il nostro concittadino Angiulin Regazzoni, purtroppo scomparso, il quale, all’età di 93 anni (visse fino a sfiorare i 103), continuava nello studio degli usi e costumi della nostra storia varazzina e ligure, dopo aver dato alle stampe (a cura de Il Campanin Russu di cui era socio fin dalla fondazione), il “Dizionario della parlata varazzina” e partecipato a numerose altre iniziative a carattere regionale, sempre sul tema Liguria. Regazzoni, fabbro di professione, con un curriculum di realizzazioni tecniche di prim’ordine, fu anche il fondatore, insieme con Pietro Arecco (altro capace personaggio della Varazze di ieri), dell’E.C.A., (Ente Comunale di Assistenza), nonché il progettista della piazza di Santa Caterina e della chiesetta dedicata a S. Giovanni Bosco (già Bricco delle forche), e bozzettista dell’urna d’argento che contiene frammenti delle ceneri del Beato Jacopo; un uomo, insomma, che ha onorato la nostra città con un impegno a vasto raggio che merita di essere ricordato, eredità per tutti noi suoi concittadini che abbiamo avuto la fortuna di averlo come amico fin sulla soglia di quei 103 anni che ha portato con la gagliardia che ne ha fatto un vero “uomo di ferro”, proprio come il lavoro che del ferro era materia prima e, come si confidava spesso, anche vero amore.

LA PIAZZA DELLA CHIESA DEI SS. NAZARIO E CELSO

Forse non tutti sanno che la piazza della Chiesa dedicata ai SS. Nazario e Celso è senza dubbio una tra le più belle esistenti in Liguria. Ne rileviamo i dati della costruzione dal libro edito in occasione del 1° Centenario della consacrazione della Chiesa (15 ottobre 1888 – 15 ottobre 1988), a cura dell’allora parroco don Giovanni Giusto, per ricordarne l’artistica composizione in sassi di mare da parte di Ballarino Lorenzo, su disegno dell’ing. Luigi Guglielmo Camogli. L’opera, della quale se ne parlava già dal 1880 (come dai verbali della Fabbriceria), ebbe una gestazione non facile, soprattutto per il reperimento del terreno, a quei tempi occupato per la maggior parte da coltivazioni, ma, dopo pazienti e lunghe trattative, fu finalmente realizzata nel 1902. Vale la pena di riportare alcune voci inerenti la sua costruzione, a cominciare dall’importo della spesa, che fu di lire 1.139 e cent.66, pari e 52 giornate di lavoro, a lire 21 e cent.90, specificato che “nessuna spesa imprevista si dovrà al suddetto Ballarino Lorenzo, esecutore del lavoro”. La Fabbriceria s’incaricò di provvedere a sue spese al reperimento del materiale necessario (calce, pietre e quanto occorse per il lavoro di pavimentazione della piazza. L’ing. Camogli fu calorosamente ringraziato dal Parroco don Fazio Stefano, non solo per il disegno della piazza, ma anche per la sua assidua assistenza prestata per tutto il corso dei lavori. Questa notizia si ricava dal verbale d’insediamento dei nuovi Membri della Fabbriceria, avvenuta il 19 aprile 1904. Abbiamo voluto riportare alla luce la storia di questa stupenda piazza della Chiesa dei SS Nazario e Celso per rispondere alle domande di alcuni lettori del Giornalino, ben lieti di illustrare nei prossimi numeri altri piccoli gioielli che i nostri padri ci hanno dato in consegna per tutelarne la manutenzione e ricordarne la storia, spesso difficile e ben condotta fino al…centesimo.

 

IL LAVORO A VARAZZE NEL 1820

Parlare di lavoro di questi tempi è piuttosto arduo, visto come vanno le cose, se rapportato poi al nostro passato cittadino, come da un’incursione sul “Mandamento di Varazze nel 1820” (Varazze – Celle – Cogoleto – Stella) di Giacomo Della Cella, che il nostro concittadino Tonino Olivieri, con la sua appassionata e certosina ricerca di storico della nostra città, riportò alla pubblica conoscenza nel 1982. Per quanto riguarda Varazze, le manifatture figurano separatamente elencate come segue: Cantieri per bastimenti di grossa portata: n°6, con 50 maestri d’ascia e 31 calafati (omettiamo il nome dei cantieri per ragioni di spazio): Cantieri per piccoli bastimenti: n°14, con 7 maestri d’ascia e 7 calafati. Imprese inerenti il settore: Fucine per ancore e altri ferramenti: n°1, con 10  fabbri; Grossi da costruzione n°1, con 10 fabbri;  Fucina da chiodi n°1; con 2 fabbri. Cordami: n°2 con 77 giornalieri, 1 Capo Mastro, 2 scritturali e 1 direttore (sempre complessivi). Fabbriche di cotonine ad uso vele: n° 5, con 14 lavoranti. Opifici per la lavorazione della carta: (bianca e straccia): 70 giornalieri e 7 direttori. “La confezione delle reti da pesca”, precisa il Della Cella, “è una Manifattura confidata alle donne della parte Marittima del Mandamento e ne fornisce non solo per le pesche del paese, ma anche per l’Estero. Giacomo della Cella, avvocato e giudice del Mandamento, lamentava il calo del lavoro in seguito alla crisi “degli affari marittimi”, ciò nonostante ci pare che nel 1820 le cose non andassero troppo male a Varazze, se comparate alla situazione attuale, soprattutto per quanto riguarda l’imprenditorialità. Ma erano altri tempi.

PAGINE DI STORIA SULLE NOSTRE ALTURE

Evidentemente il tempo non riesce a cancellare del tutto fatti d’armi che hanno contrassegnato i vari territori dove si combattuto, lasciando tracce e segni come messaggi di quello che fu. Per quanto riguarda Varazze, ma soprattutto il suo vasto retroterra, continuano ad emergere come delle pagine perdute da un libro di storia, interessanti reperti che testimoniano le aspre battaglie combattute sul Monte Croce di Castagnabuona e sulle dorsali del Beigua, l’Ermetta e Cavalli, durante la Campagna d’Italia del 1800 delle truppe francesi contro gli austriaci, scontri in continuo spostamento degli uomini del gen. Andrea Massena verso Genova per tenere impegnato il nemico e dare la possibilità a Napoleone di puntare le sue carte su Montenotte, Dego e infine nella piana di Marengo. Un appassionato ricercatore, che vuole mantenere l’anonimato, ci ha fornito in fotocopia alcuni di questi reperti (due insegne dell’esercito austriaco, una delle quali placcata in oro, e un sigillo per ceralacca francese), prove evidenti di quelle battaglie che avevano interessato i nostri monti, quasi una firma di autenticità di quanto raccontato oralmente in proposito dalle passate generazioni e poi scritto (Mario Garea, Giorgio Costa, Tino Benedetto Delfino). Il gen. Massena si ritirerà gradualmente verso Genova, città che sarà cinta d’assedio, oltre che da terra, anche dal mare dalla flotta inglese, con conseguenze drammatiche per l’alimentazione di cittadini e militari e si concluderà con un’onorevole resa, mentre Napoleone, libero dai problemi della guerra in Liguria, sconfiggerà le truppe nemiche nella famosa battaglia di Marengo. Per inciso, Genova era talmente alla fame, che il gen. Massena, prima della resa, offrì al suo Stato Maggiore una cena il cui menù è cosi riportato da “Il mondo dei Lunai” di Sergio Paglieri, con descrizioni di Amedeo Pescio, riprendendo gli scritti di Martin Piaggio (o sciö Reginn-a), poeta e storico del suo tempo, autore dei famosi almanacchi cari all’800: “Una schidionata di pipistrelli, forse mezzo gatto arrostito, un pane di lino impastato col miele, confetti a volontà, un’insalata di malve e di lapazi”. Dalle alture di Varazze e dai ritrovamenti sopra descritti, siamo arrivati a Genova con una carrellata che abbraccia pagine di storia che, pensiamo, interessare i cultori del nostro passato. E magari le nuove generazioni.

L’ADDIO A GIANFRANCO  CODINO

C’erano gli amici d’infanzia e di adolescenza, i “ragazzi degli anni ‘30”, al funerale di Gianfranco Codino, scomparso il mese scorso all’età di 84 anni, dopo una vita d’intenso lavoro nel settore alberghiero nel quale aveva speso i talenti della sua iniziativa e fantasia, sempre di buon’umore, anche quando le cose andavano un po’ storte, compresa la malattia. Un drappello di quella brigata che aveva cavalcato la storia della nostra città, con la guerra, l’occupazione, l’arrangiarsi in tanti modi per conquistarsi un posto nella società, i pericoli di un dopoguerra che aveva lasciato numerosi ordigni bellici con i quali quei ragazzi giocavano (e qualcuno ne morì e perse la vista) si è ritrovato nella chiesa di San Domenico per salutare l’amico di tante esperienze nell’ultimo viaggio verso l’eternità. Gianfranco aveva saputo conquistarsi molti amici proprio per quella sua disponibilità che ne faceva una persona in sintonia con tutti, com’è stato ricordato alla fine della liturgia. Oltre a ciò era stato nominato Maestro del Commercio, Presidente della Sezione di Varazze dell’Associazione Nazionale Carristi e aveva svolto l’attività di armatore marittimo. Una vita piena che lascia un lutto sincero difficilmente colmabile, ma con un positivo e bel ricordo che giustamente è di conforto per la moglie Rosella e i figli Dany e Luca che l’hanno assistito con le loro amorevoli cure e affetto. A loro e ai parenti tutti porgiamo sentite condoglianze.

FABIO RECAGNO UN VARAZZINO CHE SI FA ONORE

Ha tredici anni Fabio Recagno, ma una grinta e un palmares in crescendo che lo pongono all’attenzione del mondo della Pallanuoto. Infatti, dopo numerose e positive prove nella squadra della “Rari Nantes” di Savona, Fabio, varazzino puro sangue (stirpe dei Recagnin “ The most old Barber Schop of Varazze), ha partecipato, sempre con l’equipe savonese, al Torneo Internazionale Esordienti svoltosi recentemente in Grecia, dove i portacolori della Torretta si sono classificati al primo posto, grazie anche ad un goal da lui segnato. Soddisfazione negli ambienti savonesi della pallanuoto per questo ragazzo veramente in gamba, che da Varazze ha spiccato il volo in una disciplina non facile, seguendo le orme sportive della famiglia che ha visto lo zio Beppe Recagno militare in serie A con la maglia della Sampdoria. Bravo Fabio! I nostri complimenti e auguri per una altrettanto prestigiosa scalata verso le alte sfere della pallavolo nazionale.

S. ANTONIO ABATE A SAN BARTOLOMEO: UN RITO SENZA TEMPO

È stato un vero en plein di fedeli e di animali, sabato 21 gennaio presso l’Oratorio di S. Bartolomeo, per la ricorrenza di S. Antonio abate, contitolare della Confraternita del Solaro e protettore degli animali. Dopo la parte liturgica, con perfetta sincronia processionale, frà Candido Capitano (O.P.) ha benedetto i numerosi animali, tra cui due cavalli, un criceto, qualche coniglietto e numerosi cani, passando quindi alle autovetture, ai motocicli e ai mezzi del Vigili del Fuoco, della Croce Rossa, della Protezione Civile e dei Taxi, mentre le consorelle e i confratelli provvedevano alla distribuzione del pane e del sale, cibo e conservazione dello stesso ma anche della fede, come ha ricordato l’officiante poco prima dell’aspersione che ha gratificato anche gli umani, che spesso dovrebbero prendere esempio dalla mitezza e dalla fedeltà degli animali. Una bella e riuscita cerimonia, insomma, con una folla che dopo aver gremito la chiesa, si è riversata sulla piazza in una composta e compresa partecipazione a questo rito che ogni anno si ripete nella mutazione dei tempi che presentano ormai una riuscita accoppiata tra animali e mezzi di trasporto che ci ricordano antichi mestieri nei quali l’uomo si serviva dell’animale quale indispensabile aiuto del proprio lavoro. Una mostra fotografica con volti che riflettevano volti e momenti dell’antica tradizione, ha completato lodevolmente l’omaggio a S. Antonio abate e ai suoi protetti. Complimenti alla Confraternita di S. Bartolomeo, la cui efficienza è ormai patrimonio dell’intera Varazze.

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